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Via l’obbligo dell’Afrikaans a scuola, la proposta spacca il Sudafrica

CronacaVia l’obbligo dell’Afrikaans a scuola, la proposta spacca il Sudafrica

ROMA – È polemica in Sudafrica per una riforma delle leggi del 1996 che regolano il sistema scolastico, in particolare per quanto riguarda la possibilità di escludere l’obbligo di mantenere l’Afrikaans tra le lingue ufficiali di insegnamento. Proprio le sezioni 4 e 5 che disciplinano le lingue di insegnamento e i criteri di ammissione degli allievi sono rimaste fuori dalla ratifica della legge, siglata la scorsa settimana dal presidente Cyril Ramaphosa.

Ramaphosa è dovuto scendere a compromessi coi membri del suo esecutivo, un governo di unità formato da 9 partiti molto eterogenei per valori e posizioni. Per questo ha deciso di non siglare le sezioni “più contestate”, rinviando i testi al parlamento, che avrà tre mesi per modificarli. La questione spacca infatti da settimane l’opinione pubblica.

Al centro del dibattito c’è il ruolo dell’afrikaans, la lingua parlata dal 13% dei circa 60 milioni di abitanti del Paese, e riconosciuta come lingua ufficiale a partire dal terzo anno delle elementari insieme all’inglese. Ad oggi, la stampa locale ricorda che il 50% dei parlanti sono cittadini di origini “miste”, il 40% sono discendenti degli europei mentre solo il 9% sono comunità native. Sviluppatasi nel XVIII secolo, l’afrikaans è una lingua relativamente recente che combina elementi dell’olandese, del tedesco e dell’idioma locale khoisan. È insomma risultato della presenza coloniale delle nazioni europee e pertanto storicamente è percepita come la lingua “dell’invasore” e poi “dell’apartheid”, e quindi delle famiglie “bianche” ancor oggi economicamente più avvantaggiate rispetto a quelle di origini africane, e magari residenti lontano dalle grandi città. E’ inoltre geograficamente più diffusa nelle regioni occidentali, a partire da Cape Town.
Negli anni della segregazione razziale, i minori della comunità nera venivano esclusi dalle scuole anche perché non conoscevano l’afrikaans. Resta viva la memoria delle proteste a Soweto del 1976, in cui studenti di colore scesero in strada per rivendicare l’accesso scolastico e in cui la polizia sparò sulla folla uccidendo decine di persone tra cui anche bambini.

La prima versione dei paragrafi 4 e 5 della nuova legge propone quindi di dare la facoltà agli istituti scolastici di scegliere in quali lingue insegnare tra tutte le 11 riconosciute dalla Costituzione e, di conseguenza, stabilire anche i criteri di ammissione. Questo dovrebbe favorire le comunità dove le lingue madri sono quelle native, che la legge riconosce ma che a scuola vengono insegnate solo nei primi due anni di scuola primaria. Come meccanismo di garanzia, i legislatori hanno previsto che l’ultima parola su ogni decisione spetti però al Dipartimento nazionale per l’Educazione di base, che ha potere di annullare tali scelte. Una novità, perché finora infatti i consigli scolastici avevano autonomia su tutta la linea.

Nelle intenzioni dei legislatori, la riforma vuole aumentare l’inclusione scolastica dei minori, abbattendo eventuali barriere linguistiche. Ma c’è chi denuncia il rischio di dividere il Paese, intravedendo nell’afrikaans ormai una delle principali lingue nazionali, espressione dell’identità più che del conflittuale passato del paese. Fu anche percepita come lingua di liberazione dopo le due guerre boere, che portarono questa popolazione – composta dai discendenti dei primi olandesi e francesi arrivati nel XVII secolo – a respingere i colonizzatori britannici.

Una posizione di diffidenza verso la riforma è stata assunta dal ministro dell’Istruzione Siviwe Garube, che non ha partecipato alla sessione per la firma della legge da parte di Ramaphosa, a Pretoria. Il ministro è membro di Alleanza democratica (Da), secondo partito dopo l’Anc, che ha annunciato “ripercussioni” se la maggioranza di governo alla fine approverà la riforma dei paragrafi 4 e 5.

Il testo approvato invece include, tra le altre disposizioni, il divieto per gli insegnanti di ricorrere in classe a punizioni corporali e il carcere per i genitori che non mandano i figli a scuola. Vengono introdotti inoltre requisiti prescolastici per i bambini in vista della scuola dell’obbligo e meccanismi di monitoraggio del livello di istruzione dei genitori.

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