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Ucraina, ex ambasciatore a Kiev: “Su armi cala consenso in Italia. Fine guerra? Decide solo Putin”

Dall'Italia e dal MondoUcraina, ex ambasciatore a Kiev: "Su armi cala consenso in Italia. Fine guerra? Decide solo Putin"

(Adnkronos) – Volodymyr Zelensky ‘apre’ alla fine della guerra in Ucraina nel 2025, ma è solo Vladimir Putin che deciderà quando chiudere il conflitto. Nel giorno dell’arrivo a Roma del presidente ucraino, l’ex ambasciatore italiano a Kiev, Pier Francesco Zazo, commenta le parole di Zelensky, secondo cui il prossimo anno potrebbe essere quello per “un’azione decisiva” per la fine della guerra. “Lo decide Putin se avviare i negoziati, non l’Ucraina – dice all’Adnkronos – perché tuttora il presidente russo è convinto di potere vincere. Quando arriverà alla conclusione che l’Occidente continuerà a sostenere Kiev, allora deciderà di sedersi al tavolo per chiudere la guerra”. 

Intanto, il presidente ucraino presenterà in queste ore, tra Roma, Londra, Parigi e Berlino il suo piano per la vittoria, che “è un piano di pace non di guerra, ancorché il termine vittoria si presti effettivamente a qualche equivoco”, spiega l’ex ambasciatore, rientrato in Italia in estate, dopo aver vissuto a Kiev tutte le fasi del conflitto. “L’obiettivo che gli ucraini si prefiggono è infatti quello di ottenere il ritiro delle truppe russe dai territori occupati ed il raggiungimento di una pace giusta e duratura – sottolinea Zazo – Gli ucraini chiedono innanzitutto un rafforzamento degli aiuti militari e finanziari da parte degli alleati, compresa l’autorizzazione all’utilizzo delle armi a lungo raggio per poter colpire gli obiettivi militari in profondità interritorio russo da dove partono gli attacchi missilistici indiscriminati e i bombardamenti aerei alle infrastrutture energetiche e civili ucraine”. 

Quello che Kiev chiede, sostiene l’ex ambasciatore, “è di poter combattere ad armi pari con i russi”, oltre a “ottenere rassicurazioni sull’adesione, possibilmente in tempi rapidi, alla Nato e alla Ue”. “Nel giudizio ucraino – ricorda – solo allora vi saranno le condizioni favorevoli per il raggiungimento della pace poiché Putin rispetta solo il linguaggio della forza e sarà disponibile ad avviare negoziati soltanto quando sarà finalmente convinto che non potrà più vincere”. 

Zazo, che oltre che a Kiev, nel corso della sua carriera è stato anche a Mosca, commenta poi la ‘freddezza’ con cui a Washington sarebbe stato accolto il Piano per la vittoria. “Nei due anni e mezzo di guerra, Joe Biden è stato sempre cauto – osserva – assicurando il necessario sostegno militare e finanziario americano a Kiev, ma evitando al contempo il rischio di un’escalation militare e di un coinvolgimento diretto degli Stati Uniti e della Nato nel conflitto. Il piano Zelensky viene ritenuto eccessivamente ottimista e sembra essere stato accolto con un certo scetticismo da Washington, come del resto confermato dal fatto che gli Stati Uniti non hanno finora dato il via libera all’utilizzo dei missili a lungo raggio per colpire le basi russe” .  

“Da parte americana, al li da là delle minacce russe di un’escalation nucleare – è la spiegazione dell’ex ambasciatore – si nutrono dubbi che la rimozione delle restrizioni all’utilizzo di armi a lungo raggio possa imprimere una svolta favorevole al conflitto come invece sostenuto dagli ucraini”.  

Che in Italia si stia riducendo il consenso all’invio di armi in Ucraina “è un dato di fatto”, quello che si aspetta Kiev è un sostegno all’ingresso nell’Ue e un ruolo di primo piano delle nostre aziende nella ricostruzione, dice ancora l’ex ambasciatore italiano a Kiev. 

“E’ un dato di fatto che in Italia il sostegno per Kiev si sta progressivamente affievolendo sia a livello di opinione pubblica che di Governo – riconosce Zazo, parlando con l’Adnkronos – La riduzione della solidarietà all’Ucraina riguarda principalmente la questione degli aiuti militari. Vi è un ampio fronte trasversale nei vari partiti, sia in seno al Governo che all’opposizione, contrari al prosieguo delle forniture militari e ne abbiamo avuto una conferma durate la recente votazione al Parlamento europeo. Il Governo ne ha dovuto tenere conto dichiarando di essere contrario all’utilizzo delle proprie armi sul territorio russo, discostandosi cosi dalla posizione assunta dalla maggioranza degli altri Paesi membri della Nato e dell’Ue”.  

Consapevole di questo contesto, Zelensky comunque “coglierà l’occasione per chiedere il sostegno italiano ai suoi piani di pace e della vittoria nonché un ulteriore rafforzamento degli aiuti in questa fase cruciale del conflitto”, sottolinea Zazo, secondo cui “la sua visita conferma l’eccellente stato dei rapporti bilaterali”. In particolare, ricorda, “gli ucraini sono grati all’Italia per aver posto l’Ucraina al centro della programma della presidenza del G7 con il conseguimento di importanti risultati, tra i quali il raggiungimento dell’intesa per il prestito di 50 miliardi di dollari a valere sui profitti generati dagli interessi sui fondi russi congelati”. All’Italia, sostiene ancora l’ex ambasciatore, “viene poi riconosciuto il merito di essere stato il primo grande paese europeo a riconoscere le aspirazioni europee: pertanto l’auspicio di Kiev è che il nostro Paese possa dare il suo sostegno ad una rapida integrazione dell’Ucraina nell’Ue”. E infine, chiosa, “Kiev annette grande importanza alla prossima conferenza sulla ricostruzione ucraina che si terrà nel 2025 in Italia, con l’auspicio che le aziende del nostro Paese possano svolgere un ruolo di primo piano nella futura ricostruzione del Paese”. 

Volodymyr Zelensky, stretto tra le pressioni dell’Occidente e della sua popolazione stremata, potrebbe adottare “un atteggiamento più flessibile” per arrivare alla conclusione della guerra, anche accettando la perdita di territori, ma in cambio di garanzie di sicurezza che per Kiev potrebbero arrivare solo dall’ingresso della Nato. Un percorso irto di ostacoli, a partire dall’opposizione di Mosca, che “ha fatto la guerra all’Ucraina” proprio per bloccare quella prospettiva. E’ l’analisi che fa degli ultimi ‘movimenti’ l’ex ambasciatore dopo il rinvio del vertice di Ramstein di sabato da cui il presidente ucraino si aspettava un’accelerazione sull’invio di armi e sul percorso di adesione alla Nato. 

“Gli alleati occidentali – dice all’Adnkronos – sono concordi che occorre fare tutto il possibile per accelerare gli aiuti militari per venire incontro agli ucraini che sono in crescente difficoltà nel Donbass dove i russi stanno avanzando inesorabilmente.”. La questione dell’eventuale ingresso di Kiev nella Nato è invece “ben più delicata: gli ucraini insistono per una rapida adesione all’Alleanza atlantica, considerata da loro l’unica credibile garanzia di sicurezza per scongiurare il rischio di future aggressioni da parte della Russia”. Secondo l’ex ambasciatore, “l’ingresso dell’Ucraina nella Nato in cambio della perdita dei territori occupati dai russi, seguendo il modello adottato in passato per la Germania Ovest, potrebbe essere effettivamente una strada per risolvere il conflitto, cosa che sosteneva anche Kissinger, ma vi sono grossi ostacoli che si frappongono a tale soluzione”.  

“E’ probabile – ragiona Zazo – che pur di porre finalmente fine alla guerra e dinanzi alle pressioni degli alleati occidentali Zelensky sia pronto ad adottare un atteggiamento più flessibile accettando, sia pure a malincuore, la dolorosa perdita dei territori occupati dove risiedono circa tre milioni di persone, ottenendo però in cambio il risultato straordinario della garanzia del mantenimento dell’indipendenza dell’Ucraina grazie all’ombrello protettivo della Nato. Inoltre il popolo ucraino è ormai stremato dalla guerra anche se tuttora motivato a difendere ad ogni costo la sua libertà”.  

Ma, ricorda l’ex ambasciatore, “l’iter di accoglimento dell’Ucraina nella Nato richiederebbe il voto unanime di tutti gli Stati membri ed in particolare la loro accettazione dell’applicazione dell’art 5 che prevede l’obbligo di un sostegno al Paese membro aggredito, ivi compreso di tipo militare”. Dunque “un percorso non facile”, nota Zazo, ricordando che “il principale ostacolo all’ipotesi di un’adesione di Kiev all’Alleanza Atlantica è rappresentato dalla Russia che, a differenza dell’Ucraina non ha mai presentato un piano di pace”.  

“Il Cremlino si è limitato finora ad offrire solo una resa incondizionata, senza peraltro specificare gli obiettivi dell’operazione militare speciale ed apparendo al momento contrario a qualsivoglia ipotesi di compromesso – sottolinea – Soprattutto Putin ha sempre dichiarato di volere un’Ucraina neutrale e smilitarizzata. Una delle principali motivazioni addotte dal Cremlino per giustificare l’aggressione era stata poi proprio quella di evitare un’imminente adesione di Kiev alla Nato. Presumibilmente la Russia, che ha già dovuto subire l’allargamento della Nato alla Svezia e Finlandia, si opporrà strenuamente all’ipotesi di un ingresso dell’Ucraina Nato”. 

Secondo l’ex ambasciatore, allora “un’alternativa per porre fine al conflitto, ma meno rassicurante per Kiev, potrebbe essere quello di aiutare l’Ucraina a dotarsi di una forte capacità di deterrenza militare e di una industria locale della difesa per scoraggiare eventuali future aggressioni, replicando così il modello già utilizzato per Israele e Corea del Sud che non sono membri della Nato”.  

Le parole di Viktor Orban, secondo cui l’Ucraina starebbe perdendo la guerra e sarebbe ora di “cambiare strategia”, sono “strumentali” a un congelamento del conflitto e della perdita dei territori occupati dai russi. L’ex ambasciatore italiano a Kiev, Pier Francesco Zazo, legge così le dichiarazione fatte ieri al Parlamento europeo dal premier ungherese, che fino a fine anno è presidente di turno della Ue.  

“E’ indubbio che Kiev si trova in difficoltà – sostiene Zazo, parlando con l’Adnkronos – ma è prematuro sostenere che stia perdendo, dato che l’Ucraina non ha ancora perso il controllo di nessuna delle sue grande città”. Orban, ricorda, “oltre ad essere vicino a Putin, ha sempre intralciato le varie proposte dell’Ue di aiuti militari e finanziari a favore dell’Ucraina ricorrendo all’esercizio sistematico del diritto di veto e cercando inoltre di bloccare l’avvio dei negoziati di adesione di Kiev all’Ue”. Dunque, denuncia l’ex ambasciatore, “le sue affermazioni appaiono strumentali e presumibilmente volte ad incoraggiare la soluzione, inaccettabile per Kiev, di un congelamento del conflitto e perdita definitiva dei territori ucraini occupati dai russi”. 

 

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