ROMA – Il vertice Usa-Russia a Riad sull’Ucraina (ma per la verità più centrato sulla ripresa dei rapporti politico-commerciali tra le due potenze) ha innescato le preventivabili reazioni. Se da un lato Zelensky è stato costretto ad una faticosa e dura risposta a Trump (“Vive nella disinformazione, così sta solo aiutando Putin ad uscire dall’isolamento”), la Russia ha immediatamente cominciato ad in cassare i dividendi dell’apertura diplomatica. Per cui il ministro degli Esteri Sergei Lavrov è tornato a casa e ha parlato al parlamento, a Mosca. Il suo è il racconto di una vittoria epocale.
“Stiamo passando a un mondo multipolare. È un processo storico, e ha a che fare con la tendenza soggettiva di nuovi centri di potere che appaiono sulla mappa del mondo. I nostri partner nel Sud e nell’Est del mondo sono civiltà e religioni uniche e sono membri di varie associazioni di integrazione, ma tutti sono uniti dal desiderio di sviluppo, di uno sviluppo progressivo senza pressioni esterne… Allo stesso tempo, dobbiamo affermare che l’Occidente nel suo insieme, sebbene a parole concordi e accetti le realtà multipolari, in realtà desidera ancora preservare il suo precedente predominio”.
“L’Occidente collettivo non riesce a unirsi e non è in grado di rinunciare alle abitudini egoistiche che lo hanno governato negli ultimi cinque secoli, quando ha governato il mondo”.Lavrov parla anche delle alleanze della Russia con Bielorussia, Corea del Nord, Cina e Iran, nonché con i paesi africani. Secondo lui, la “partnership globale con la Cina” è “a un livello senza precedenti e supera qualsiasi precedente alleanza di tipo classico”.
La Russia vuole “sostituire il modello euro-atlantico che è in bancarotta” con una nuova iniziativa “aperta a tutte le alleanze del continente, compresa la parte europea della grande Eurasia”.Secondo Lavrov i Paesi del BRICS (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica, Egitto, Etiopia, Indonesia, Iran ed Emirati Arabi Uniti) stanno “impedendo all’Occidente di imporre un’agenda ucraina”. Ma culturalmente molti gruppi russi “stanno attraversando un periodo difficile a causa della russofobia scatenata dall’Occidente”.Lavrov aggiunge che a 80 anni dalla fine della seconda guerra mondiale, “non c’è alternativa allo sradicamento delle cause profonde della crisi ucraina”.
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