ROMA – A Dhaka, in Bangladesh, non si placano le tensioni: nelle ultime ore le forze dell’ordine hanno arrestato ben 303 paramilitari del gruppo armato noto come ‘Ansar’ in seguito agli incidenti di ieri nella capitale che hanno visto coinvolto il movimento degli studenti universitari. Una quarantina le persone rimaste ferite in seguito a scontri. Lo riportano i media locali, tra cui le testate Daily Star e Dhaka Tribune, aggiungendo che secondo fonti di polizia il numero delle persone agli arresti “è destinato ad aumentare”.
Il Paese asiatico è ancora nel caos dopo settimane di cortei dei movimenti universitari diretti da Students Against Discrimination per chiedere maggiore accesso al pubblico impiego, che hanno portato alle dimissioni della prima ministra Sheikh Khasina, allo scioglimento del parlamento e alla formazione di un governo di transizione.
Leggi anche
Farah Kabir (Actionaid): “In Bangladesh servono lavoro, diritti e resilienza climatica “
No al governo dei militari, gli studenti in Bangladesh vogliono “il banchiere dei poveri”
Da alcuni giorni, in strada sono scesi anche i paramilitari di Ansar and Village Defence Force (Vdp). Gli Ansar – che vuol dire “volontari” – è una forza armata istituita negli anni quaranta del secolo scorso per garantire l’ordine interno e oggi fa capo al ministero degli Interni con sei milioni e centomila effettivi, secondo dati diffusi dal gruppo nel 2021, configurandosi così come il gruppo paramilitare più grande al mondo.
I civili armati hanno a loro volta organizzato proteste per ottenere che la riforma del lavoro in atto preveda anche la loro regolare assunzione da parte dello Stato. Richiesta che, dopo le proteste, è stata pubblicamente accolta da parte del tenente generale Jahangir Alam Chowdhury, consigliere per gli Affari interni del governo ad interim. Dopo la dichirazione, i leader di Ansar hanno annullato immediatamente le proteste in programma, tuttavia dopo qualche ora hanno annunciato nuovi cortei e si sono dati appuntamento davanti all’ingresso del Segretariato, ossia il complesso di edifici sede del governo. La tensione, sempre secondo le ricostruzioni della stampa locale, è iniziata a salire quando sono iniziate a circolare voci secondo cui alcuni membri di Ansar stavano impedendo a Nahid Islam, consigliere del governo ad interim e coordinatore del movimento Students Against Discrimination, di lasciare l’edificio. Con lui bloccati anche altri esponenti del movimento studentesco, che in una serie di post sui social network hanno accusato gli Ansar di far parte di una “cospirazione” ordita dai precedenti esponenti di governo, volta a “strumentalizzare” la situazione per creare confusione e favorire il loro ritorno al potere: “Le forze autocratiche- hanno scritto su Facebook- stanno cercando di tornare al potere attraverso la forza Ansar. Anche dopo che le loro richieste sono state soddisfatte, siamo stati rinchiusi nel Segretariato”.
Se da un lato i leader degli Studenti contro la discriminazione hanno invocato la calma, dall’altra hanno chiesto ai loro sostenitori di raggiungere il Segretariato per protestare. I gruppi si sono così trovati faccia a faccia e, intorno alle 21 di ieri sera, sono iniziati scontri diretti in cui circa quaranta persone di entrambe le fazioni sono rimaste ferite. Ne è seguito l’intervento delle forze di polizia, che hanno usato anche granate stordenti per disperdere le fazioni più violente. Nahid Islam e gli altri hanno così potuto lasciare l’edificio governativo in sicurezza.
L’articolo In Bangladesh ancora proteste e scontri: 300 arresti tra i paramilitari Ansar proviene da Agenzia Dire.
Le notizie del sito Dire sono utilizzabili e riproducibili, a condizione di citare espressamente la fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo https://www.dire.it