Analisi della testata nipponica rivela possibili violazioni copyright
Roma, 6 giu. (askanews) – Uno dei settori più importanti dell’economia giapponese, vero carburante del soft-power del Sol levante, è messo a diretto e imminente rischio dall’avvento dell’intelligenza artificiale generativa. Si tratta del mondo degli “anime”, i cartoni animati nipponici. E’ quello che emerge da un’inchiesta effettuata dal Nikkei, che ha rinvenuto migliaia di immagini realizzate con l’IA che circolano liberamente con probabili violazioni delle norme del copyright, creando un danno economico notevole.
Nikkei ha messo in atto una ricerca su molti siti utilizzando i nomi dei personaggi di 13 titoli del mondo “anime”, a partire dai popolarissimi Pokemon, scoprendo almeno 90mila immagini realizzate con l’IA generativa, che quindi sfuggono a qualsiasi proprietà intellettuale. Per 2.500 immagini, inoltre, l’aspetto è così simile che è difficile – per gli esperti legali interpellati dalla testata economica nippponica – non immaginare una violazione palese del copyright.
A farla da padrone, in particolare, sono i Pokemon, per i quali il valore della proprietà intellettuale è stimato essere qualcosa come 85 miliardi di euro. Nikkei ha rilevato almeno 1.200 immagini simili a quelle di Pikachu, il principale dei personaggi.
Non scampa neanche Mario, il personaggio del gioco Nintendo “Super Mario” fanmoso in tutto il mondo. Almeno 470 copie taroccate dall’IA sono state rilevate da Nikkei.
L’analisi effettuata dalla testata giapponese pone delle questioni sempre più evidenti rispetto allo sviluppo dell’intelligenza artificiale che “impara” ingurgitando una grande quantità di dati, senza di fatto pagare per l’utilizzo di tali informazioni. Recentemente, negli Stati uniti, il New York Times ha presentato una denuncia nei confronti di OpenAI e Microsoft sostenendo la violazione del copyright dei contenuti di notizie relativi ai sistemi di intelligenza artificiale.
Nikkei ha effettuato anche un altro tipo di analisi sui prompt, immettendone 2.500 e valutando che nel 90% dei casi i nomi dei personaggi e delle serie di anime erano già inseriti, il che fa pensare che in precedenza siano state generate immagini di questo tipo.
Nella normativa nipponica, per valutare un’eventuale violazione del copyright si verifica la “somiglianza” relativa ad alcuni aspetti caratteristici. Al momento non ci sono nei tribunali giapponesi denunce, ma a febbraio la Corte di internet del Guangzhou (Cina) ha rilevato una violazione per un’immagine generata dall’IA che somigliava al personaggio Ultraman.
L’industria degli anime – secondo il rapporto del 2023 dell’Associazione dell’animazione giapponese – vale qualcosa come 3.000 miliardi di yen (17,7 miliardi di euro).