VENEZIA – Rassegnazione, indifferenza, fatalismo stanno ‘anestetizzando’ le morti sul lavoro “e invece non ci si può arrendere. Ci si deve indignare. Chi sbaglia, deve pagare. E bisogna pensare a ristori alle famiglie delle vittime, che si trovano dall’oggi all’indomani senza un affetto e senza giustizia”. Prova a scuotere le coscienze la Uil a Venezia: con queste parole di Roberto Toigo, segretario regionale, e con le 101 bare caricate su un pontone e fatte sfilare nei canali; 101 tante quante sono stati i morti sul lavoro in Veneto nel 2023: partendo dall’isola del Tronchetto hanno navigato attraversando il canale della Giudecca, lambendo la Basilica della Salute e passando davanti a piazza San Marco e Palazzo Ducale fino all’approdo all’Arsenale, la ‘fabbrica’ di Venezia. C’era anche il segretario della Uil PierPaolo Bombardieri.
“Organizzare questo evento è stato molto complicato”, ma l’intento dichiarato era ‘choccare’, risvegliare le coscienze, appunto. E lanciare l’allarme, non solo perchè si muore troppo di lavoro, ma anche perchè i “più grossi nemici della sicurezza sono indifferenza, assuefazione, rassegnazione. ‘Gli incidenti sono sempre accaduti, è inevitabile’; ‘È stata una disgrazia’; ‘La sicurezza costa’… Sono le frasi che non vogliamo più sentire”, afferma Toigo invitando ad andare nelle aziende perchè “la cultura della vita diventi patrimonio comune, a partire dalla scuola. Potremo dire di essere sulla buona strada quando un lavoratore avrà la piena consapevolezza del pericolo e deciderà di fermarsi”. Ma bisogna pensare anche a chi resta. Toigo cita Mattia Battistetti, morto in un cantiere edile nel 2021 a 23 anni: “La mamma Monica Michielin, insegnante lo sa bene; attende ancora giustizia dopo nove udienze”. Di qui l’idea dei ristori alle famiglie delle vittime di morte bianca.
È dal al 2021 che la Uil ha avviato una campagna di sensibilizzazione sulla sicurezza sul lavoro, chiamata “zero morti sul lavoro”. Quest’anno si è strutturata con una serie di flash-mob silenziosi nelle piazze delle principali città. Prima tappa a Roma, con 1.041 bare in piazza del Popolo, tante quante i morti sul lavoro in Italia nel 2023. Poi Napoli, Firenze, Milano, Bologna, Perugia, Bari e Genova, dove sono state posate tante bare quanti i morti sul lavoro che si sono contati, regione per regione. Oggi è toccato a Venezia.
Il pontone ha caricato 101 bare, “per dire che ogni tre giorni e mezzo una persona non ha fatto ritorno a casa, lasciando nella disperazione la propria famiglia e i propri colleghi”, evidenzia Toigo. Nel 2024, con dati aggiornati al 31 luglio, “siamo già a 37 morti bianche in Veneto. L’estate e questi ultimi giorni, però, sono stati costellati da ulteriori episodi”. Ecco perchè oggi si è voluto portare a Venezia una manifestazione silenziosa, “rispettosa della città, ma dall’impatto scioccante. È nostra convinzione, infatti, che occorra un risveglio delle coscienze sul tema delle morti sul lavoro”, insiste Toigo.
“Vogliamo veramente ringraziare il Comune di Venezia, perché l’immagine di quella che è la città più bella del mondo, viene associata per la prima volta ad una campagna sociale, di carattere sindacale. Chi vedrà nei prossimi giorni, sui giornali, le tv e i siti di tutto il mondo, questo nostro corteo, dovrà sentire un pugno nello stomaco”. E dire che “almeno in Veneto”, il problema non è “la mancanza di protocolli, di regole, un livello non adeguato di investimenti in dispositivi e formazione, la penuria di personale addetto ai controlli. Anche se non bastano mai: in Veneto ci sono 422.000 aziende e controllarle tutte preventivamente è impossibile”.
In Veneto c’è anche stato un calo degli infortuni sul lavoro in rapporto al monte ore lavorate – dell’8,58% tra il 2021 e il 2023. “Il numero però è ancora molto alto: 69.643 infortuni nel 2023, 190 al giorno”, ricorda Toigo. Un fatto lo preoccupa: “Quando ci troviamo in piazza, vedo che siamo solo noi: dirigenti, iscritti, delegati. Le persone per cui ci battiamo sono a casa”. Ad ogni modo la Uil tirerà dritto “perché le morti sul lavoro diventino centrali nel dibattito politico, nell’opinione pubblica e tutti -ognuno per quanto di propria competenza- concorrano all’obbiettivo di arrivare a zero morti sul lavoro, creando una vera cultura della vita”.
L’Arsenale di Venezia è “un luogo bellissimo che parla di lavoro. Queste pietre sono impregnate del sudore della fronte di generazioni di veneziani. È stata la più grande fabbrica del mondo occidentale. Qui è nata la catena di montaggio prima di Ford e poi il lavoro si è evoluto”, ricorda l’assessore comunale alla Lavoro Simone Venturini, per questo “essere all’Arsenale a parlare di sicurezza sul lavoro è importante: l’allure di Venezia aiuta a far rimbalzare un messaggio forte, su temi che non possono essere ignorati”. Venturini ricorda anche che il suo assessorato “ha deciso, per esempio, di non fare appalti al massimo ribasso, ma di valutare piuttosto il progetto, lavorando così sulla qualità. E nel lungo termine diventa anche vantaggioso economicamente”. Infine, sui giovani e il progetto in atto con la Regione nelle scuole professionali: “È importante iniziare qui, tra i banchi, a parlare della sicurezza nel luogo di lavoro, di come vanno usati i macchinare, come ci si relazioni con le altre persone, vigilando sempre anche sul collega vicino”.
L’articolo FOTO | 101 bare sfilano nel canale di Venezia: evento choc per “svegliare le coscienze” proviene da Agenzia Dire.
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