BOLOGNA – “Non ci credo che, per noi persone con disabilità, non sia possibile muoverci a Bologna (non una megalopoli) utilizzando il taxi, perché tanto a qualsiasi ora e ovunque tu sia il taxi non viene. Stasera ho rischiato di non fare rientro a casa perché né Cotabo e né Cat hanno risposto alla mia richiesta di avere una macchina con pedana dopo oltre un’ora e 45 minuti di tentativi“. Comincia così il post pubblicato su Facebook da Giusy Carella due sere fa e segnalato in Consiglio comunale, oggi, da Roberta Toschi del Pd.
Come racconta la consigliera dem in aula, la situazione descritta da Carella si è verificata sabato al termine di un laboratorio organizzato al Das in vista del corteo del Disability pride, che si è poi svolto ieri.
“Alla fine ho dovuto lasciare la carrozzina elettrica a casa di un’amica e farmi accompagnare da un’altra. In pieno weekend dedicato alla disabilita con il Disability pride a parer mio è grave”, scrive Carella: “Sono stufa e arrabbiata che succeda questo ormai in maniera sistematica; lo ritengo un danno alla possibilità di vivere la mia vita… che tra l’altro è mio diritto! E chiedo a queste due rinomate società: ma non vi vergognate neanche un po’?”. Ma le difficoltà per Carella sono continuate anche ieri, come riferisce Toschi. “Il giorno seguente Giusy, con la schiena dolorante, cerca di recuperare la sua carrozzina elettrica e chiama di nuovo le centrali- racconta la dem- ma di nuovo si trova davanti a un muro di risposte: ‘In questo momento non abbiamo taxi liberi in zona, riprovi tra qualche minuto’. Ma i minuti diventano ore e nessun mezzo è disponibile”.
Giusy a questo punto “è disperata e mortificata, perciò scrive un post su Facebook e tante persone che la conoscono prendono a cuore questa situazione. Con loro- continua Toschi- anche il direttore di Cotabo, Marco Benni, che chiamato ovviamente in causa da alcune persone si adopera affinchè un taxi con pedana vada a recuperare la carrozzina restituendo a Giusy quelle che lei chiama ‘le mie gambe’”.
Questa storia così “ha un lieto fine? Direi di no. Giusy, sofferente per il mal di schiena- racconta Toschi- è talmente demoralizzata che non ha nessuna voglia di partecipare al corteo del Disability pride, anche perchè il rischio di ritrovarsi di nuovo nel girone infernale del giorno prima è quasi certo”. Ma soprattutto “il lieto fine non c’è perchè la situazione dei taxi prioritari ormai è completamente fuori controllo, il caso di Giusy è emblematico ma non occasionale, anzi- dichiara Toschi- rappresenta purtroppo quello che sempre più spesso avviene quando una persona in carrozzina, mezzo che le permette la tanto agognata autonomia, non viene messa in condizione di partecipare a eventi, mostre, proiezioni, spettacoli teatrali o a qualunque cosa che non si trovi dietro casa”. Di fronte a ciò, “penso che la soluzione sia a portata di mano”, suggerisce la consigliera del Pd: “Aumentare i mezzi attrezzati e riunirli sotto un’unica centrale che consenta le prenotazioni. Ma evidentemente ci sono altri interessi ci tengono lontani dalla soluzione”.
L’articolo “A Bologna nessun taxi per i disabili”: l’odissea di Giusy nel weekend del ‘Disability pride’ proviene da Agenzia Dire.
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